Ci capita spesso di ospitare nei nostri laboratori tirocini di formazione di studenti che, come nel caso di Alessandro, portano nuova linfa ed entusiasmo al nostro lavoro. Queste esperienze ci consentono il privilegio di un punto di osservazione esterno e pensiamo che sia importante ogni tanto mettersi in ascolto di quello sguardo in grado di interpretare la nostra realtà da fuori, di rileggerla attraverso una nuova lente.

Questa volta allora vi proponiamo l’interpretazione che Alessandro Togni, studente della facoltà di filosofia di Trento, ha dato della sua esperienza alla Cooperativa Samuele.

Alessandro ha svolto il suo tirocinio presso il laboratorio del cuoio, affiancando i corsisti e gli operatori da un punto di vista sia pratico che relazionale. Con le sue parole: “come tirocinante il mio ruolo era quello di mediatore e facilitatore dell’integrazione e dell’accoglienza, con il supporto e l’accompagnamento degli operatori sociali presenti.

Dopo aver frequentato con interesse le lezioni del corso di Filosofia morale, nel quale erano state analizzate importanti questioni riguardanti la giustizia, l’etica, l’equità e la diversità, avevo riflettuto sull’opportunità di svolgere un tirocinio formativo che mi avvicinasse alla realtà delle cooperative sociali che operano sul nostro territorio. Sono infatti convinto che il compito di un laureato in filosofia sia quello di calarsi nella vita vera e concreta, di rapportarsi all’alterità, di interagire e confrontarsi con le questioni più attuali e complesse del mondo in cui viviamo. E le cooperative sociali sono tra le realtà che sperimentano nel quotidiano queste problematiche, accompagnando soggetti in difficoltà nell’apprendimento e nella relazione con gli altri.

La bella atmosfera creatasi con il personale della cooperativa e con i corsisti, con la mia referente Elena Pivotto – che è stata molto professionale e coinvolgente – insieme alla chiarezza dei miei compiti specifici, mi ha reso da subito entusiasta e curioso e mi ha permesso di applicarmi con determinazione e professionalità alle varie attività del mio tirocinio. L’esperienza si è rivelata così molto formativa e arricchente a livello relazionale e operativo, ma soprattutto a livello etico e umano. Sento di aver migliorato profondamente la mia attitudine alla relazione con l’altro, alla cooperazione e al lavoro. Mi sono confrontato con un mondo a me finora sconosciuto ed ho utilizzato strumenti e procedure nuove. Ho capito l’importanza di osservare le dinamiche emotivo-relazionali che mi circondano e ho imparato a porre attenzione al mio atteggiamento che, in taluni casi, avrebbe potuto ingenuamente innescare problematiche relazionali.

É stata un’esperienza decisamente utile per il mio futuro lavorativo, dato anche il mio carattere timido e introverso con cui ho dovuto fare i conti, e i pregiudizi che nemmeno io ero conscio di nutrire, o almeno, speravo di non nutrire. La condivisione di spazi, attività e pensieri con molte persone provenienti da realtà differenti mi ha dato infine l’occasione di comprendere meglio le sfumature che caratterizzano le relazioni umane e di scoprire nuovi punti di vista.

Durante quest’esperienza ho potuto constatare come l’ambiente comunitario della Cooperativa Samuele favorisca la consapevolezza e l’autostima delle persone, permettendo di andare al di là di quelle definizioni sociali che, seppur inconsciamente, stigmatizzano il soggetto e lo rinchiudono in uno stato che gli impedisce di migliorarsi. Qui gli utenti si inseriscono in un ambiente di relazioni, le persone tornano ad essere persone e possono costruire o ritrovare autonomamente la propria identità. E in questo piccolo gruppo sociale, in un continuo rapporto tra microcosmo e macrocosmo, si lavora sulle stesse problematiche che il singolo deve affrontare per collocarsi nel mondo: auto-sostentarsi, avere degli obiettivi, trovare il proprio equilibrio, essere se stessi, esprimersi liberamente evitando rigidità ideologiche. A questo proposito riporto allora quanto imparato durante il mio tirocinio sulla pedagogia ignaziana a cui si ispira la metodologia della cooperativa: una teoria incentrata sulla convinzione che ogni essere umano sia in grado di migliorarsi. L’idea di fondo è che l’uomo è ben “costruito”, ma non sempre in grado di conoscere o scoprire per intero le proprie qualità. Il dialogo con le proprie emozioni facilita la familiarità con l’interno, permettendo così anche un’adeguata lettura del contesto esterno e una predisposizione all’azione dotata di senso. La sofferenza dell’altro rappresenta un acceleratore emotivo per chi la incontra e, se la relazione è ben costruita, ci si può attendere un cambiamento efficace e profondo nell’orizzonte di entrambi, con ripercussioni nel contesto circostante. Chi chiede aiuto non viene qui interpretato come un concentrato di bisogni, una sorta di sacco da riempire di cose, ma come una persona con risorse e capacità originali che a volte hanno solo bisogno di essere scoperte.” Alessandro Togni Melchiori