Le buone pratiche del Biodistretto di Trento passano anche dal laboratorio di agricoltura sociale della Cooperativa Samuele
Mentre le sfide ambientali si intensificano, l’importanza di un’agricoltura attenta alla biodiversità diventa sempre più evidente. Gli ecosistemi, infatti, comprendono sia le specie vegetali che quelle animali, in una continua interazione che include anche chi lavora la terra, rendendolo parte attiva di questi delicati meccanismi. L’agricoltura rappresenta così un elemento essenziale per la conservazione della biodiversità e la tutela dell’ambiente.
Partendo da queste premesse, nel 2020 l’Associazione Biodistretto di Trento – di cui come Cooperativa Samuele siamo tra i soci fondatori – ha avviato il progetto Terra Aria Acqua in collaborazione con il MUSE e con il Comune di Trento.
Il progetto nasce con l’obiettivo di mappare e monitorare la biodiversità all’interno delle aziende agricole e dei parchi cittadini coinvolti, correlandola alla qualità del paesaggio e alla manutenzione dei suoi elementi costitutivi. Come si può leggere nel Protocollo per Agricoltori – Custodi, ultimo risultato del lavoro di osservazione degli ecosistemi cittadini:
“Oggi, il mantenimento e la valorizzazione di tali contesti continuano a dipendere dall’opera e dalla cura degli agricoltori nei confronti di un sistema produttivo sempre più sostenibile, fondato su una relazione diretta tra stato ecologico degli ecosistemi e qualità dei prodotti. Dalla biodiversità dipendono, infatti, importanti servizi funzionali alla produzione agricola: il mantenimento di condizioni idrologiche favorevoli, i cicli dei nutrienti e la disponibilità di elementi per le piante coltivate, la formazione del suolo, il controllo dei parassiti, l’impollinazione, il sequestro di carbonio e la regolazione del clima.”
L’iniziativa del Biodistretto mira a sottolineare l’urgenza di interventi immediati per adattare le comunità agricole, tutelando al contempo le peculiarità dei prodotti e la bellezza delle aree di coltura. Il lavoro congiunto si concentra sulla promozione di una nuova cultura del paesaggio, offrendo degli strumenti concreti – delle buone pratiche – per affrontare le sfide future.
Un esempio concreto di queste pratiche è rappresentato dalle attività del laboratorio di agricoltura sociale della Cooperativa Samuele, dove Milo e Vittoria ci hanno illustrato il progetto. Iniziando dalla matrice Aria, con il supporto del team del MUSE, sono state installate negli orti le casette nido per i volatili, piccoli rifugi che vengono periodicamente monitorati. Successivamente, concentrandosi sulla matrice Terra, si è campionato il terreno dei vigneti per analizzare la presenza di lombrichi, la profondità del suolo e la sua composizione. Per quanto riguarda la matrice Acqua, il lavoro è ancora in corso, ma l’obiettivo è creare un’oasi acquatica da integrare nell’ecosistema, così da permettere il popolamento di specie quali anfibi, libellule e piante acquatiche.
Nei vigneti, poi, una futura evoluzione sarà quella di piegare o sfalciare l’erba anziché martellarla, per ottenere un effetto di pacciamatura con la vegetazione già presente. Quest’anno, come in tutti i vigneti biologici dell’area, le piante hanno sofferto molto, e si è evidenziata nettamente la differenza tra i mezzi disponibili nel biologico rispetto al non-biologico. Tuttavia, com’è noto, l’uso intenso di fitofarmaci ha effetti negativi sulla fauna di insetti e sulla salute delle piante che compongono questi ecosistemi oltre che sulla qualità dei frutti.
Un’altra pratica distintiva del laboratorio di agricoltura sociale è la propagazione annuale di varietà orticole locali a rischio di estinzione, anche attraverso sperimentazioni audaci. Un esempio è il lavoro svolto con il fagiolo grisotto di Celva, una specie molto interessante anche se non particolarmente produttiva, che è stata salvata grazie al lavoro di operatori e corsisti.
Gli orti delle Laste si sono rivelati inoltre particolarmente interessanti anche per la loro vicinanza alla zona boschiva del parco. Questo contatto tra due ecosistemi differenti crea infatti un ambiente particolare in grado di attivare, lungo il margine delle due aree in collegamento, un processo di interazione ecologica naturale che stimola e mantiene la biodiversità.
Il progetto Terra Aria Acqua vuole così proporre un modello virtuoso di agricoltura resiliente, capace anche di adattarsi ai cambiamenti climatici. Affinché queste iniziative possano davvero trasformarsi in un modello replicabile, diventa cruciale però che ogni membro della comunità comprenda e supporti questo tipo di agricoltura: non focalizzata solo sulla produttività, ma attenta ai fragili equilibri degli ecosistemi in cui siamo inseriti e capace di immaginare un futuro diverso.